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LA DANZA, TENEREZZA E TORTURA NELLA SCUOLA DI LILIANA COSI

 

di Federica Gregori

 

Una grande signora della danza internazionale da una parte, un vulcanico videoartista triestino dall'altra, insieme per raccontare lo sforzo, l'impegno e il sudore da cui nasce e prende vita il gesto artistico: è "Oltre la fatica", film documentario che segna l'incontro di un'etoile del balletto classico, Liliana Cosi, con il regista Manuel Fanni Canelles, in un'opera che si distacca da altri lavori sul tema nel suo rifuggire da ogni tentazione romantica e sentimentale cui il balletto classico spesso induce, e dove invece la videocamera, in un approccio più visionario tipico del regista, scava dietro la bellezza di superficie tramutandosi in un prolungamento fisico dell'azione e dei movimenti dei ballerini. Rudolf Nureyev e Maurice Béjart come compagni di lavoro, dalla Scala di Milano al Bolshoi di Mosca, Liliana Cosi ha calcato i palcoscenici di tutto il mondo, mettendo a segno una carriera artistica sfolgorante e raggiungendo una maestria tecnica che ha voluto condividere fondando, insieme a Marinel Stefanescu, una propria scuola. Al centro del film, infatti, vi è la compagnia della ballerina, di stanza a Reggio Emilia, lì dove tutto è iniziato. «Con la troupe siamo andati alla Scuola di balletto diretta da Liliana – racconta Fanni Canelles -; volevo individuare una cifra stilistica diversa dal solito, sfuggendo all'effetto "lustrini e paillettes" da una parte e all'approccio descrittivo o didattico dall'altro. In quei 40 minuti di documentario ho cercato di entrare in colloquio con lo spazio, i rumori, gli odori, il tappeto sonoro dell'ambiente». Dalle 8 a mezzanotte il team lavora a stretto contatto con i ballerini, li segue passo passo, a stringere l'immagine sui visi stravolti dallo sforzo o su piccoli gesti, a sottolineare al contempo grazia e potenza atletica. «Ci siamo immersi nei loro durissimi allenamenti – continua il regista -, ore e ore di prove ininterrotte cui sono sottoposti, cercando di essere presenze quasi appartate ma rigorose, attente a cogliere i dettagli, le piccole cose, più che il complesso: la goccia di sudore, gli sguardi attenti o sfiniti, la ripetizione anche estenuante di un gesto a noi impercettibile, lo scricchiolio dei passi sul pavimento di legno». Il film è realizzato da SOlab Produzioni in collaborazione con Spazio5, realtà produttiva triestina da poco varata e dalla Compagnia Cosi/Stefanescu di Reggio Emilia e si avvale del crowdfunding, pratica sempre più diffusa in Europa ma in Italia ancora avvolta da un alone di diffidenza. Su www.eppela.com chiunque potrà contribuire per assicurare l'ultimare delle riprese, il montaggio e la post produzione mentre la pagina facebook Oltre la fatica è costantemente aggiornata su novità ed eventi collegati. «Cosa mi ha attratto di questo mondo così lontano dal mio? Credo l'idea, condivisa con la Cosi, che lo sforzo e la fatica del gesto ripetuto siano metafora della vita, del continuo allenamento cui tutti siamo chiamati. È per questo motivo - conclude Fanni Canelles - che ho voluto che la camera si "sentisse" fisicamente diventando corpo in azione, lavoro nel lavoro, fedele all'idea di Liliana che, nella danza come nella vita, occorra guardarsi allo specchio non per ammirarsi ma per correggersi».

 

Il Piccolo > 2014 > 01 > 31 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

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